Biblioteca Comunale di Bortigali
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Tra chiesa e caserma, tra la riva del lago e le lontane terre africane conquiste dell’Impero, tra chiacchiere bisbigliate e confessioni sbandierate ai quattro venti, Andrea Vitali ambienta la sua nuova, appassionante storia di (stra)ordinaria vita di paese.
Tutto ha inizio in una notte umidiccia di fine luglio del 1937. Un’ombra si affretta sul selciato delle stradine del centro storico di Bellano, messa in allarme da un urlo di donna. Un ladro? Le voci si rincorrono ancora prima che il sole sorga, e al suo risveglio il Maresciallo Maccadò si ritrova con una bella matassa da sbrogliare e due persone in ospedale. Tutti ne parlano anche se nessuno sa nulla, ognuno trincerato nel silenzio delle proprie suggestioni. Solo un cane continua imperterrito ad abbaiare la sua verità, nell’attesa che qualcuno lo riesca a comprendere. Il tutto mentre il circo itinerante Astra che attraverso le esibizioni inebrianti di una bellissima principessa eritrea ha catalizzato le attenzioni maschili dell’intero paesino per una settimana intera è pronto a smontare le tende.
Con il suo nuovo romanzo Andrea Vitali, narratore seriale dell’amena vita sulle sponde ovattate del lago di Como, si conferma maestro del genere regalando ai suoi lettori l’ennesima vicenda spassosa e frizzante che si svolge, come nel caso tra gli altri di Olive comprese e Le belle Cece, nella sua Bellano all’epoca degli anni del regime fascista.
Grazie alla sua penna fluida il pluripremiato scrittore comasco fa rivivere per l’ennesima volta l’epoca del ventennio attraverso i suoi personaggi curiosi e voraci di pettegolezzi e la loro semplice, chiacchierata e spiata attraverso le imposte semichiuse, vita di provincia.
Ritroviamo così anche in questo A cantare fu il cane figure già note e amate dal pubblico come il Maresciallo Maccadò e i suoi sottoposti Mannu e Misfatti, oppure il prevosto e la perpetua, prodotti genuini di un piatto ricco e gustoso da assaporare fino all’ultima briciola.
«D’istinto lo sguardo gli cadde sul cane.
E allora gli misurò un calcio in culo che ne provocò l’abbaiare isterico, come a significare che da quel momento in avanti lui, per quella sera, era tornato a essere un perfetto sconosciuto.
E infine arrivò domenica.»