Il 22 agosto 1979, su di uno scoglio, lungo la splendida spiaggia di Portixeddu, si è compiuto il più rocambolesco e incredibile dei sequestri di persona in danno di due giovanissimi fratelli torinesi, Giorgio e Marina Casana. Quel sequestro fece da “apripista” per una mastodontica istruttoria che avrebbe abbracciato una miriade di altri analoghi, delicatissimi episodi delittuosi.
Per circa due anni e mezzo, assieme al povero collega ed amico Luigi Lombardini, mi sarei trovato a dover dipanare una matassa che collegava ben 12 sequestri, di cui 8 consumati e 4 tentati, contornati da due omicidi e da un numero impressionante di reati minori. Le indagini venivano effettuate senza il supporto degli odierni strumenti tecnologici, ma, grazie alla collaborazione di eccezionali uomini delle Forze dell’ordine e del primo “pentito” del banditismo sardo, si riuscii a individuare e ad assicurare alla Giustizia i responsabili di tutti i fatti criminosi in cui si compendia il “Romanzo della Superanonima Sequestri Sarda”, il più gravoso, importante e delicato processo contro la delinquenza organizzata che mai sia stato celebrato in Sardegna.
Nei volumi della collana si rivivono i drammi del piccolo Luca Locci, dei giovanissimi fratelli Giorgio e Marina Casana, della ragazza Pasqualba Rosas di Nuoro, dei tre inglesi Schild, padre, madre e figlia, del commerciante Pietrino Cicalò, dell’industriale Puppo Troffa, tenuto in cattività per lunghi 8 mesi e del povero Giancarlo Bussi, un validissimo tecnico della “Ferrari”, che non avrebbe purtroppo mai fatto rientro in famiglia; vicende tutte, che servono ad illustrare a tinte fosche uno dei periodi più bui e sconcertanti della nostra Isola.